Domande e risposte
Commissione dottrinale – International Catholic Charismatic Renewal Services
Anno 2016
Molte persone che non seguono la chiesa cattolica commentano oggi quanto sia meraviglioso il Papa, poi pongono domande come: “Papa Francesco può eliminare il divieto di ordinazione sacerdotale delle donne?” La percezione è spesso: “Nuovo Papa – nuove regole”: è corretta?
Papa Francesco è apparso sulle copertine di Rolling Stone e della rivista evangelica Christianity Today. Alcuni disegnatori satirici lo hanno rappresentato in costume da supereroe. Piace globalmente e partendo da questo sentimento molte persone manifestano la speranza che questo papato possa introdurre cambiamenti di un certo tipo. Ma cosa esattamente può cambiare un Papa? Questa questione tocca l’autorità dell’ufficio papale e su questo si avverte spesso confusione, sia tra i Cattolici sia tra chi non è Cattolico.
Quando Cristo ha detto “Tu sei Pietro e su questa pietra costruirò la mia Chiesa” ha affidato il compito di governare la Chiesa a Pietro, e questa autorità prosegue nel successore di Pietro, il vescovo della Chiesa di Roma, che è Vicario di Cristo e Pastore della Chiesa Universale sulla terra. Grazie a questo compito il Papa ha potestà ordinaria suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, potestà che può sempre esercitare liberamente. La sua autorità è suprema perché nessuno sulla terra può prevalere su di essa. È piena perché non la condivide con nessun altro. È immediata perché non serve che altri parlino a suo nome. È universale perché a differenza di un vescovo diocesano, egli non ha confini territoriali che ne limitino l’autorità, né altri vincoli che la rendano applicabile solo a determinate categorie di individui. È ordinaria perché non è stata delegata al Papa da nessun altro.
Dunque in effetti il Papa ha a disposizione la suprema autorità esecutiva, legislativa e giudiziaria della Chiesa. Questo significa che può fare tutto ciò che vuole? No. Egli serve un’autorità più alta: Cristo stesso. Il Papa non è il capo della Chiesa, il capo della Chiesa è Cristo.
Questa definizione teologica richiede di fare una distinzione tra due diversi tipi di leggi: le leggi ecclesiastiche che vengono definite sulla base dell’autorità umana e la dottrina o legge divina che è stabilita da Dio stesso. Le regole e le leggi ecclesiastiche possono essere cambiate, la legge divina non può essere cambiata.
Le leggi ecclesiastiche possono essere cambiate ogni volta che la Chiesa veda la necessità di farlo. Tuttavia è importante ricordare che l’autorità di eseguire questi cambiamenti non è donata da una persona umana. È concessa da Dio. Gesù dice a Pietro ed agli apostoli: “tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo” (Mt 18,18; 16,19).
La dottrina o legge divina, d’altra parte, è l’insegnamento della Chiesa in materia di fede di morale. Tutti questi insegnamenti sono stati trasmessi alla Chiesa da Gesù e dagli apostoli prima della morte dell’ultimo apostolo. Questa dottrina può svilupparsi nel tempo, man mano che la Chiesa la comprende meglio, ma non può essere cambiata nel senso di essere ribaltata. Nessuno, nemmeno il Papa, ha l’autorità di cambiare la dottrina.
L’insegnamento del Papa non può contraddire la Scrittura, la Tradizione o precedenti insegnamenti papali vincolanti. I papi hanno l’autorità solo di preservare ed interpretare ciò che hanno ricevuto. Possono trarre delle implicazioni degli insegnamenti precedenti o chiarirli dove fossero ambigui. Possono vincolare formalmente ciò che era prima insegnato in modo informale, ma non possono capovolgere insegnamenti del passato, né formulare nuove dottrine dal nulla.
Un esempio di questi due tipi di leggi, sono quelle relative alla dottrina del sacerdozio. A Papa Francesco è stato chiesto molte volte se la Chiesa considererebbe l’ordinazione al sacerdozio di donne, la sua risposta è stata “la Chiesa ha parlato e dice no… E’ chiusa, quella porta”. Mentre sottolineava l’importante ruolo delle donne nella Chiesa, Francesco faceva riferimento al documento del 1994 Ordinatio Sacerdotalis, in cui Papa Giovanni Paolo II dice che la Chiesa non ha l’autorità di ordinare delle donne, e che questa deve essere ritenuta da tutti come una convinzione di fede definitiva. La Congregazione della Dottrina della Fede ha pubblicato un chiarimento affermando che, se pure la Ordinatio Sacerdotalis non è di per sé un documento infallibile, essa esprime la chiara e costante tradizione della Chiesa, il che rende infallibile il divieto all’ordinazione di donne al sacerdozio. È bene anche notare che la non ammissione delle donne all’ordinazione sacerdotale non vuol dire che le donne abbiano una dignità inferiore a quella dell’uomo. Mette in evidenza una diversità di missione che non compromette in nessun modo la pari dignità personale.
In contrasto alla dottrina dell’ordinazione esclusivamente di uomini, troviamo la pratica del celibato sacerdotale. Oggi nel Rito Romano sono normalmente ammessi all’ordinazione solo gli uomini che si impegnano al celibato a vita, mentre i Riti Orientali in comunione con il vescovo di Roma non richiedono il celibato a tutti gli uomini che chiedono l’ammissione all’ordinazione sacerdotale. Se il celibato sacerdotale appartenesse al deposito di fede, allora dovrebbe essere richiesto da tutti i riti. Il celibato infatti non è una dottrina della Chiesa, ma una disciplina della Chiesa. Fa parte delle leggi ecclesiastiche e dunque ipoteticamente potrebbe essere cambiato.